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25/11/2014
Nella sua spavalderia, autocelebrazione e nella corsa per tenersi stretti quei voti che spingono sull'orgoglio nazionale, Renzi lancia la candidatura dell'Italia per le Olimpiadi 2024.
"Non c'è progetto troppo grande per l'Italia" sottolinea, rimproverando all'exPresidente del Consiglio Mario Monti la mancata corsa per i giochi del 2020.
Vi dirò, ho ammirato il Governo tecnico quando ha saputo guardare oltre pubblicità e tatticismi (essendo "tecnico" non aveva bisogno di cacciare consenso), per recuperare lo spirito pragmatico e dire no alle Olimpiadi, che avrebbero ulteriormente indebolito la già fragile situazione economica e finanziaria dell'Italia.

Vi racconto la storia della Grecia, che ospitò i giochi 2004: non si sa esattamente quanto costarono, ma più di un osservatore indipendente stima che la bolletta olimpica sia stata superiore ai 20 miliardi. Fino a pochi anni prima il rapporto deficit/Pil era ancora a livelli sostenibili, 3,7%, ma nell'anno olimpico schizzò al 7,5%, e l'indebitamento pubblico, passò da 182 a 201 miliardi di euro.
Credete che l'Italia sia pronta ad accollarsi queste spese? E non dite che il 2024 è lontanissimo e che c'è tempo, perché il 2004 è passato ieri.
Un altro esempio - anche se magari non del tutto attinente - è la Crisi della Peseta del 1992/93 (Olimpiadi di Barcellona ed Expo universale di Siviglia) che ha palesato tutti i limiti del modello economico della Spagna.

Enea Melandri

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