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06/03/2015
Deve restare un'icona, Jessica, lo deve restare per il bene di tutti. Deve restarlo, ma come MONITO, ora che è morta.
Jessica Ainscough era affetta da un sarcoma al braccio sinistro: l'unica soluzione offerta dalla medicina era l'amputazione del braccio, con una speranza di sopravvivenza di oltre il 70%.
Rifiutò l'intervento, e affidò le sue cure alla terapia elaborata del medico tedesco Gerson; l'American Medical Association, il National Cancer Istitute e l'American Cancer Society avevano molti mesi prima bocciato le basi scientifiche di tale protocollo, che consiste nel seguire una dieta a base di frullati, fegato e nel farsi clisteri di caffè.
Divenne "The Wellness Warrior" quando fece della terapia Gerson la sua causa: "Quando siamo aperti e in uno stato di fiducia, allora appaiono davanti a noi le persone, le situazioni e gli strumenti più giusti" - tutto nella credenza che un corpo purificato potesse curarsi da solo. E ne divenne l'icona, la guerriera del metodo Gerson.
Anche la madre, affetta da un tumore al seno, fu coinvolta nelle cure della figlia, e anche lei è morta.

E' importante che lei e la sua storia restino un simbolo nella memoria, a dimostrazione che è sempre meglio diffidare da chi ci propone strade "facili" e "alternative", da chi rifiuta anni e anni di ricerca e studi scientifici, da quelli che "è tutto un complotto".

Enea Melandri

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