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12/01/2016
In un'ottica di risparmio e razionalizzazione delle spese, si è decisa la chiusura di 72 (SETTANTADUE!) ospedali sul territorio nazionale.
In Piemonte 2, in Lombardia 10, in Emilia Romagna 1, nelle Marche 1, in Toscana 10, in Lazio ed in Abruzzo 9, in Campania ed in Basilicata 7, in Calabria 4, in Sicilia 23 ed in Sardegna 8, per una perdita di posti letto di 302 nel Nord/Centro e di 1641 tra Sud e isole.

Credo che un simile taglio sia un danno per l'efficienza della sanità.
Una "specializzazione" delle strutture può giovare al sistema (nella mia zona, ad esempio, l'ospedale di Ravenna si è perfezionato sul tema della Cardiologia, mentre quello di Lugo sull'Ortopedia - cosiddette strutture "di terzo livello"), ma l'indebolimento della "medicina di prossimità" rischia di aumentare la distanza tra cittadino e servizio sanitario, allungare ulteriormente le liste d'attesa e/o costringere le famiglie a scomodi spostamenti e lungaggini di varia natura.
Credo che i presidi sanitari locali possano svolgere un ruolo importante per quanto riguarda la fase analitica dei problemi di salute, gli accertamenti e gli esami; questo per non ingolfare gli ospedali veri e propri, cui si potrà accedere con più fiducia e sicurezza una volta sviscerato il disturbo.

Enea Melandri

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