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05/07/2016
Ecco, se uno legge (tutto) l’articolo Meno potere alle lobby con la riforma del Senato di Giovanni Facchini e Cecilia Testa, si accorge subito che è ridicolo.
Infatti, gli autori riescono in poche righe a sostenere due tesi diametralmente opposte: a) con un sistema monocamerale c’è meno corruzione; b) con un bicameralismo perfetto “influenzare due camere rende il processo di lobby più costoso e dunque il risultato è una migliore tutela degli interessi dei cittadini”.
Penoso !

In realtà mettere in correlazione il monocameralismo che c’è nei paesi scandinavi con il loro basso livello di corruzione è patetico, essendo notoriamente tutt’altre (culturali, religiose) le ragioni della propensione alla correttezza dei paesi nordici.
Si potrebbe facilmente stilare un lungo elenco di stati africani ed asiatici con parlamenti monocamerali e tassi di corruzione altissimi. Ma non voglio scendere sul terreno di questi poveretti.
Piuttosto mi interessa sottolineare che articoli di questo tipo confondono ad arte i due significati che (come dovrebbe essere noto) la parola “lobby” ha da noi e nel mondo anglosassone. Da noi è sinonimo di forze oscure che tramano nell’ombra, tipo P2 e P3, da loro significa semplicemente rappresentanza di interessi, ed infatti è codificata e regolata in modo trasparente.
Ora mi pare evidente che un parlamento trasformato in mero organo servente del governo, grazie al combinato disposto di italicum e deforma Boschi, sarebbe insensibile alle rappresentanze degli interessi tutti, ma soprattutto degli interessi sociali dei più deboli: come è noto i più forti hanno altri mezzi (potere finanziario, controllo dei media) per farsi valere.
Del resto, questa è l’ideologia che sta dietro a tutta la sgangherata operazione: la “disintermediazione”, lo smantellamento dei corpi intermedi, la delegittimazione della mediazione politica e dei partiti che la interpreta(va)no …
Ed è facile capire come il compimento di questo disegno, una volta “normalizzata” la seconda parte della Costituzione, ridonderebbe sulla prima.
Già che ci sono, mi occupo anche di un’altra bufala contenuta in una mail di ieri dello stesso Bellavita : “ … il proporzionale puro ci ha dato governi instabili e legiferazione lentissima”.
Sui governi instabili ho già scritto più volte (e nessuno mi ha smentito) che non erano frutto del proporzionale, ma dell’assetto politico. Con l’opposizione egemonizzata dal più forte partito comunista d’occidente l’Italia non ha mai conosciuto l’alternanza e quindi le fibrillazioni della sempiterna coalizione si scaricavano in crisi frequenti. Ma ovviamente questo può essere materia di dibattito.
Quello che invece non è opinabile è che è FALSO che vi sia stata una scarsa produttività del legislativo. Al contrario abbiamo avuto ed abbiamo ancora – col bicameralismo ohibò !! – una iper produzione di leggi. L’Italia ha prodotto una massa ormai incalcolabile di leggi e leggine, se non abbiamo il record mondiale poco ci manca. Ed è proprio da questa selva di leggi che nascono i milioni di processi e si sviluppa la corruzione, altro che frottole. Quindi se fosse per questo ci vorrebbe una terza camera per rallentare e perfezionare la normazione, non l’eliminazione della seconda (che peraltro non viene eliminata per niente) per sfornare ancora più leggi a getto continuo.
Ma ormai le bufale viaggiano più veloci della luce. L’ultima è di Confindustria, che è arrivata al punto di inventarsi di sana pianta un aumento del PIL se passa il Sì al referendum.
Per non farvi perdere tempo, vi rimando sul punto al graffiante commento di Critica Liberale.
Questo proliferare di panzane alla fine mi rallegra perché è un sintomo evidente che hanno tanta paura di perderlo il plebiscito voluto dal megalomane.
Sperem.

Luciano Belli Paci per #nodeforme

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