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02/09/2016
Ho scritto una lettera aperta ad Agnese, ma non avendo un indirizzo a cui inviarla, l'ho spedita via email a La Stampa, il Fatto Quotidiano, il Messaggero, la Repubblica e ad altri giornali.
Sapete chi me l'ha pubblicata? Nessuno. Probabilmente il tema è considerato marginale; emancipazione, diritti, uguaglianza non interessano poi tanto.
La ripubblico qui, sai mai non importi a qualcuno del modo in cui la trattano.

Cara sig.ra Agnese,
lei non mi conosce, sono un ragazzo di 32 anni della provincia di Ravenna, mi interesso di politica e sono orientato a sinistra. Mi stanno molto a cuore temi e pensieri legati alla libertà ed all'uguaglianza, e ritengo fondamentale la correttezza dei mezzi di comunicazione.
Sarò diretto: le piace come parlano di lei i media? Non mi riferisco al gossip su di lei e sulla sua famiglia, ma proprio a come la chiamano: Agnese RENZI.
Mi pare risalga agli anni '70 la riforma del diritto di famiglia nella quale si sancisce che la moglie conserva il proprio cognome anche dopo le nozze. Perché, scusi, non si sente offesa del modo antiquato e retrogrado con cui viene trattata?
Anni, decenni, secoli di battaglie per rivendicare l'indipendenza, la libertà, la dignità e i diritti delle donne, per uscire dal giogo delle "figlie di" e delle "mogli di" buttati al macero in poche righe sui giornali!
La prego, lo dica a costoro - che hanno il privilegio di essere chiamati a difendere il diritto alla libera informazione - che lei ha un SUO cognome e non è solo "la moglie di".
Enea Melandri

Enea Melandri

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