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26/10/2016
Durante la discussione, finita con il reinvio del ddl in commissione, della norma taglia-stipendi del M5S, l'onorevole Rosato del PD ha fatto un po' di campagna elettorale per il referendum (dicendo che i grillini aspettano il rinvio solo per motivare il loro NO alle riforme costituzionali, e se n'è uscito con un "noi li cancelliamo [i Senatori]".

No, caro Rosato, no.
Con la riforma, scompare il bicameralismo perfetto (sostituito da un bicameralismo ad intermittenza), NON il Senato.
Il Senato cambia composizione, con Sindaci e Consiglieri Regionali (che 'rappresentano i territori', secondo il vostro magniloquente slogan - che non significa NIENTE!), ma c'è ancora. Ed anzi, in proporzione costa pure di più.
Sì perché oggi costa 496 milioni all'anno (dal bilancio consuntivo del Senato, anno 2015); con la riforma il risparmio stimato dalla ragioneria generale dello Stato è di 50 milioni, e scendiamo a 446 milioni.
Solo che ora ci sono 315 Senatori (eletti per fare quello, quindi concentrati e preparati su quello), e quindi la spesa è di 1,6 milioni per ogni Senatore.
Se vince il Sì al referendum, saranno 100 i Senatori (eletti per amministrare regioni e comuni, non esattamente la stessa cosa, e comunque distratti e con troppe cose su cui prepararsi - ad esempio l'accorpamento di un'azienda partecipata di rifiuti locale e una riforma costituzionale varata dal Governo Salvini), quindi ognuno di loro ci costerà 4,46 milioni.
In proporzione i NUOVI Senatori costeranno circa il triplo degli attuali.

Enea Melandri

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