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27/10/2016
A quanto pare, alla fine, il CETA - l'accordo di libero scambio col Canada - si farà. A seguito di un incontro con il governo della Vallonia durato oltre 10 ore, il Belgio si è dichiarato pronto a firmare il trattato.
I timori restano, e sono gli stessi che accompagnano le trattative del TTIP, l'analogo accordo con gli USA: salute, ambiente, multinazionali, lavoratori e giustizia. Preoccupazioni in parte ingiustificate:
1) in tema di salute, il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE sui prodotti alimentari in Europa NON è in pericolo, in quanto citato nei trattati fondativi della UE che non sono modificabili così facilmente.
2) il CETA abbatte molte barriere doganali, ciò significherà spendere meno per commerciare oltreocano: le multinazionali già lo fanno, sono i piccoli produttori quelli penalizzati dal mercato chiuso. E se potranno arrivare solo quei prodotti che già rispettano gli standard europei (vedi punto 1), questo incentiverà i canadesi ad alzare la loro qualità.

Mi lascia titubante il punto riguardo alla mobilità dei lavoratori - a quanto ho capito le aziende potranno "spostare" anche "temporaneamente" operai e professionisti da una parte all'altra dell'Atlantico.
Anche qui, come nel TTIP, c'è la clausola ISDS sulle controversie legali; le decisioni verrebbero affidate ad un arbitrato internazionale, mettendo in dubbio la capacità legislativa degli stati nazionali.
Sarebbe proprio questa una delle motivazioni per cui la Vallonia ha rigettato il CETA, e l'ISDS non dovrebbe trovare attuazione nella versione finale.

Enea Melandri

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