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10/01/2017
Alla fine ci fanno tutti la figura dei peracottari.
Primo tra tutti, lo stesso Grillo, che voleva solo guadagnarci su, distogliere l'attenzione dall'imbarazzante situazione di Roma; dietro di lui, Davide Casaleggio, che forse aveva architettato tutto per avere più voce in capitolo sulle prossime discussioni riguardanti l'E-COMMERCE. Una votazione aperta senza alcun preavviso, senza neanche dare la possibilità agli elettori di informarsi su cosa stessero votando. Ma soprattutto senza che nessuno si sia sentito un minimo a disagio o abbia obiettato qualcosa.
Che figata la democrazia diretta, vero?

Il Movimento 5 Stelle, come immagine politica, esce a pezzi da tutto questo: senza una linea politica, potenzialmente capace di passare dall'euroscetticismo più becero al liberismo europeo senza battere ciglio. Come una baldracca qualsiasi.
Anche Guy Verhofstadt, che fiuta l'occasione di essere eletto Presidente del Parlamento Europeo con i voti grillini, sigla con loro una bozza di accordo e cancella dai social i post in cui attaccava il M5S; alla fine per fortuna è il gruppo ALDE a respingere il loro ingresso nel gruppo, ma non passa proprio per immacolato da questa vicenda.

Alla fine torna Grillo, che in perfetto stile "la volpa e l'uva", si scaglia contro i liberali europei, accusandoli di essere establishment (la versione europea di ka$ta), collusi col sistema, coi poteri forti e blablabla.
Manca solo il "tanto è acerba".

Enea Melandri

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