29/02/2016
Tutti a fare gossip sul piccolo Tobia, a chiedersi se Nichi Vendola è "papà o mammo?" (i grandi sondaggi di Libero) o altre sciocchezze simili, anziché sperare che il bambino possa essere circondato da affetto e comprensione. Bisogna aspettare lo spirito materno della Santanché che ha invitato tutti a non insultare e fare gli auguri al nuovo nato.
Comunque, per la legge, Tobia non è "il figlio di Vendola" (biologicamente è figlio del suo compagno Ed, i giornali italiani dovrebbero dimostrare coerenza e non riferirsi all'ex-governatore della Puglia) e, visto che qualcuno fa polemica, non avrebbe neanche potuto adottarne uno - in quanto single (sempre per la legge italiana).
Detto questo, sono piuttosto scettico sulla pratica della maternità surrogata (l'utero in affitto). Se da una parte la mia anima liberale mi dice che ognuno dev'essere libero di disporre delle sue cose come meglio crede, anche guadagnandoci - l'impiegato che "affitta" il suo cervello, l'operaio che "affitta" le sue braccia, la prostituta che "affitta" la sua vagina - dall'altra c'è lo spirito umano che considera la questione delicata e non riassumibile in un semplice 'do-ut-des'.
Se però tutti i personaggi sulla scena - madre biologica, genitori putativi ed eventuali donatori - sono d'accordo, chi siamo noi per proibirgli di farlo?
Le cose da tutelare sono semplicemente la salute della madre e la salute del nascituro. E non credo che proibire tout-court la maternità surrogata sia l'unica strada percorribile per ottenere questi risultati.
In California ci sono rigide limitazioni all'uso di questo strumento; quella che più mi ha colpito per la sua semplicità (e banalità, se vogliamo) è che ad esempio la madre che mette il suo utero a disposizione, deve essere GIÀ madre, perché già sappia a cosa - psicologicamente ed emotivamente - sta andando incontro.
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