La rivista medica BMJ Oncology ha pubblicato un ar..

18/01/2024
La rivista medica BMJ Oncology ha pubblicato un articolo che, ovviamente, è stato ripreso dai media nostrani, del tutto decontestualizzato e lanciato in pasto alle mandrie complottiste e antivacciniste: quello sull'aumento dei tumori giovanili.
In 30 anni le diagnosi di cancro sono aumentate di quasi l'80% nei minori di 50 anni. E di nuovo tutti a indossare il camice da immunologo e straparlare dei vaccini covid. No: i dati si riferiscono al periodo 1990-2019, quindi prima che cominciassero sia la pandemia che la relativa vaccinazione.

Prima di tutto, consideriamo come sia divenuta più accurata la diagnosi precoce, e questo in parte può servire a spiegare l'aumento. In secondo luogo, i cambiamenti alla dieta, con il moltiplicarsi dei fattori di rischio: in 30 anni è aumentato il consumo di carne rossa (classificata come cancerogena dall'OMS), di alcolici, di cibi ultraprocessati, mentre è diminuito quello di verdura, frutta, si fa meno attività fisica (grazie anche ai miglioramenti tecnologici).
Soprattutto è aumentato il consumo di zucchero, sempre più raffinato e sempre meno nutriente. Biscotti, merendine, cereali: sempre più dolci e con solo il sapore di zucchero, perché se no, paradossalmente, "non sanno di niente".
Però è più facile puntare il dito sul vaccino, ignorando che alcuni aiutano piuttosto a prevenire alcune forme tumorali, come quello contro l'HPV.

Queste riflessioni mi fanno tornare in mente gli atteggiamenti visti in alcuni amici e parenti.
Con l'avanzare dell'età, davanti agli acciacchi provocati da alimentazione o stili di vita errati (tipo il diabete, la cirrosi epatica o le asciti), invocano una cura o una pillola miracolose, preferiscono iniezioni o interventi rischiosi ed invasivi, piuttosto che considerare anche solo un minimo cambiamento ai loro comportamenti.
Ma questa è la natura umana, di credersi onnipotente ed immortale.

Enea Melandri

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