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22/04/2024
Un misto di luoghi comuni, frasi fatte e politicamente corretto quello andato in onda al Tg2 per commentare la fine del Vinitaly, la fiera dedicata al vino.
Prima è stato il turno di Alessandro Scorsone: "Il vino è poesia. Soprattutto per coloro che lo amano davvero e che lo sanno divulgare con amore e non i soloni. Il vino è anche uno straordinario mezzo per conoscere le persone e soprattutto per conquistarle, ecco perché alle donne piace sempre quando viene servito un calice di vino".
Eccerto, alle donne piace sempre essere viste come territorio di caccia.

Poi è toccato alla scrittrice Antonella Boralevi rincarare la misoginia: "Sul tema delle donne, forse conviene guardare le cose un po' in faccia. Noi donne abbiamo fatto tante cose, abbiamo conquistato tante cose, però c'è dentro di noi qualcosa, io temo che sia GENETICO. Noi non ci sentiamo mai all'altezza, perché una donna deve sempre combattere con una parte di sé per cui non si sente all'altezza".
Genetico. Patetico, direi.
Se le donne si sentono spesso inadeguate, è per un fattore culturale, per una società figlia di una storia religiosa e cristiana, nella quale le donne sono sempre state incolpate di ogni cosa (da noi, in romagna, molti sentono ancora la credenza per cui ricevere una donna in casa il primo giorno dell'anno porti sfortuna).
"Le donne spesso bevono come prima si fumava una sigaretta, cioè bevono per darsi un tono". Piuttosto, pensiamo che una donna deve impegnarsi il doppio per dimostrare di valere (o fare le stesse cose) di un omologo maschio.
"Ma noi non abbiamo bisogno del bicchiere di vino per sapere che siamo persone di valore come voi uomini". Oh, finalmente dopo tanti funambolismi una cosa giusta l'ha detta.

Enea Melandri

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