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22/05/2024
Dopo 46 anni dalla promulgazione, il 22 maggio 1978, della legge 194, ancora si mette in discussione l'aborto.
L'associazione Pro vita e Famiglia organizza un inquietante incontro con il candidato leghista Vannacci per fargli firmare un inutile contratto per impegnarlo a contrastare l'interruzione di gravidanza in Europa. Per impedire che l'aborto diventi un diritto, sul modello di quanto accaduto in Francia. "Diritto all'aborto" è una semplificazione che non mi piace, preferisco "diritto all'accesso all'aborto".
Siamo tutti d'accordo che l'aborto è una tragedia, in primis per le donne stesse, che non compiono mai questa scelta in modo leggero e superficiale. Ma il "diritto a non abortire" (parafrasando non ricordo quale politico antiabortista) non lo conquisti vietandolo, ma con potenti strumenti sociali di welfare dedicati, ma anche politiche anti-discriminatorie verso le donne.
Un esempio, un modello che non preveda congedi "di maternità" e "di paternità", ma un unico monte ore "genitoriale" a cui possano attingere entrambi per occuparsi del figlio; questo per impedire assunzioni mirate su base sessuale per un posto di lavoro.

Ma le trovo questioni questioni troppo complesse per l'elettorato leghista, meglio dire VIETIAMO e tiri su consenso facile.

Enea Melandri

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