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13/04/2016
Approvata in SESTA lettura la riforma costituzionale.
Dopo 398 giorni di gestazione, questo Parlamento - eletto con una legge incostituzionale, ma dichiarato abile ad esercitare i suoi poteri (ma magari per stravolgere la Carta era meglio aspettare una piena legittimazione) - licenzia definitivamente il testo del ddl Boschi.

Uno scempio della legge fondamentale del nostro Stato, che instaura un regime filo-autoritario in cui il Governo detta l'agenda al Parlamento, decide tutto da solo su grandi opere, TAV, MUOS o trivelle, fa credere di cancellare Senato e province mentre invece li trasforma solo in organi nominati da altri nominati.
Inoltre si incardinano nella Costituzione meccanismi da sempre regolati con leggi ordinarie. Cristallizzare ed ingessare così le norme riduce lo spazio di manovra e crea un'infinità di potenziali conflitti all'interno delle istituzioni in futuro. Anche questo è un segno della visione sempliciotta di questo "ri-Costituenti".
Il giornalista Travaglio, ospite a diMartedì, faceva notare la modifica dell'articolo 70 (ex-articolo 70, ormai - sigh!): "La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere" (9, diconsi NOVE parole!) si trasforma in un papello di quasi 400 (QUATTROCENTO!) parole dove si elencano tutti i casi e le materie in cui il Senato può intervenire. Anche qui si prevedono infiniti ricorsi, tra competenze e attribuzioni concorrenti.

L'ultimo argine che resta ora è il referendum confermativo, che dovrebbe svolgersi in autunno.

Enea Melandri

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